Santi Gervasio e Protasio, martiri cristiani del III secolo e fratelli milanesi, sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica e ortodossa. La loro storia intreccia tradizione, fede e leggenda, e testimonia un forte impegno nella diffusione dei valori cristiani. Considerati figli di San Vitale e Santa Valeria, anche loro martiri, subirono il martirio a Milano durante le persecuzioni contro i cristiani. Secondo la Passio del V secolo, i fratelli, dopo la morte dei genitori, vendettero i loro beni per donare ai poveri, passando dieci anni in preghiera e meditazione prima di essere arrestati, torturati e uccisi.
Il loro culto si diffuse rapidamente a partire dal ritrovamento delle loro reliquie nel 398 da parte del vescovo Sant’Ambrogio, che le portò alla luce e le onorò con un nuovo culto. Questo si diffuse velocemente in tutta la Lombardia, specialmente grazie al capitolo della Cattedrale di Milano, e si espanse insieme al culto dei Santi Nazaro e Celso.
Nella diocesi di Brescia, il culto dei due martiri milanesi è antico, risalente all’alto Medioevo. Diverse località hanno tratto il proprio nome da questi santi, come San Gervasio Bresciano e la cascina denominata “I Santi,” appartenente alla dotazione del Capitolo della Cattedrale. Roccafranca, feudo vescovile, Clusane sul lago – un priorato cluniacense dell’XI secolo – Ossimo, Poncarale, Carvanno, Cologne e Nadro li onorano come patroni delle rispettive parrocchie. Anche molte altre chiese, oggi abbandonate o scomparse, come a Barbariga e Brandico, erano dedicate a loro.
Il culto è stato particolarmente significativo nell’Abbazia Vallombrosana di San Gervasio al Mella, mentre altre chiese furono dedicate a questi santi nei pressi della basilica di Sant’Andrea, fuori dalle mura orientali di Brescia. Tuttavia, le tracce storiche di queste chiese sono limitate. Oggi, Gervasio e Protasio sono venerati a Clusane come patroni, simboli di fede e amore per il prossimo, la cui devozione resta viva attraverso i secoli.